di Filippa Dolce
Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) sembra essere la causa principale dell’insorgenza della bronchiolite nei neonati. Da novembre inizia la campagna di vaccinazione per la quale verranno utilizzati anticorpi monoclonali. Abbiamo chiesto al Dott. Ciro D’Arpa, medico internista e psichiatra, Responsabile del Laboratorio di Epistemologia Tradizionale di Palermo, di illuminarci sul tema.
Dott. D'Arpa che cos’è la bronchiolite?
Può interessare i lattanti (in genere sotto i sei mesi e nella stagione invernale). Generalmente la malattia è benigna e si risolve in 7-12 giorni. È una specie di bronchite –solitamente febbrile, come tutte le bronchiti acute- ma anatomicamente interessa le ramificazioni più piccole dei bronchi, che possono tendere ad occludersi.
Come si cura?
In realtà è una bronchite seccante che la terapia biomedica convenzionale ha qualche difficoltà ad affrontare, poiché non sono particolarmente indicati gli antibiotici. Si fa soprattutto un’assistenza al decorso, aspirazioni e lavaggi nasali per aiutare ad eliminare il muco, in alcuni casi funzionano i broncodilatatori, poco i cortisonici, talvolta un po' di ossigeno. Il ricovero è utile quando il piccolo non riesca ad alimentarsi, è disidratato, ha altre patologie gravi, non può essere accudito a casa o è in una situazione di gravità.
Qual è la causa? E ci sono delle indagini particolari che ne mostrano l’insorgenza?
Gli esami del sangue non dicono molto e nemmeno la radiografia del torace. La malattia si considera dovuta a virus e, fra questi, soprattutto (ma non esclusivamente) al VRS che, però è un virus normalmente circolante e, ai due anni, praticamente ce l’hanno tutti i bambini.
Allora come si contrae?
Non è tanto il virus ma le condizioni generali che fanno ammalare. Infatti la bronchiolite è più frequente nei lattanti vulnerabili: quelli nati pre-termine, nei non allattati al seno o in modo insufficiente, o esposti a cure parentali approssimative.
Si può prevenire?
L’insorgenza di una bronchiolite, tipica dei lattanti durante la loro prima stagione invernale, è dovuta principalmente alle condizioni generali del neonato.
La più importante prevenzione è la salute della madre in gravidanza, l’allattamento al seno ed un ambiente sano. Sempre utile la attenta sorveglianza del piccolo nei primi giorni e settimane ed eventuale visita pediatrica neonatologica.
Fattori protettivi sono: l’allattamento al seno, la mancanza di contagi con altri bambini, l’igiene ambientale, il corretto accudimento pratico ed emotivo.
Quest’anno si sono aggiunte, come prevenzione, due misure di tipo farmacologico...
La prima è la vaccinazione della gestante al terzo trimestre contro uno dei virus che si considerano responsabili della malattia: il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), isolabile in circa il 70% dei malati di bronchiolite. In tal modo, la madre svilupperà degli anticorpi verso il virus in questione che trasmetterà al neonato, fornendogli una difesa specifica.
La seconda misura farmacologica riguarda i neonati la cui madre NON ha subito la vaccinazione, e consiste nella inoculazione al lattante di un bolo di anticorpi diretti contro il virus di cui sopra, che potranno difenderlo contro tale virus per circa 5 mesi.
Si hanno a disposizione risultati della loro efficacia?
In termini di efficacia, entrambe le misure hanno dimostrato di ridurre la manifestazione di bronchiolite in una popolazione di bambini nei mesi successivi. Non sembra però cambi la mortalità dei piccoli ad un anno, ma migliora la percentuale di ricoveri.
Nel caso del vaccino, sembrerebbe presente una maggiore presenza di parti prematuri nelle gestanti vaccinate e non sono stati studiati gli effetti sul nascituro.
Considerando anche la reticenza delle donne ad assumere medicine in gravidanza, l’opzione farmacologica della somministrazione degli anticorpi monoclonali al neonato sembrerebbe più facilmente accettabile dai genitori.
Cosa sono gli Anticorpi Monoclonali?
Vengono utilizzati frequentemente in molte patologie gravi come quelle tumorali. In termini di sicurezza, sappiamo abbastanza degli effetti avversi potenziali delle terapie con anticorpi monoclonali proprio grazie a questo loro impiego.
Nel caso del loro utilizzo contro il VRS nei sani, non abbiamo studi sufficienti.
Ad esempio sono sconosciuti gli effetti di questa terapia sui bambini allattati al seno.
Vista la delicatezza del tema ci può dare delle indicazioni?
È palesemente chiaro che occorrerebbe una attenta farmaco-vigilanza sugli effetti di questo monoclonale (ufficialmente in “sorveglianza speciale”), che però non sembra affatto essere garantito dall’attuale sistema di segnalazioni volontarie.
Occorrerebbe cioè una prima fase di “sorveglianza attiva” almeno per i primi tre mesi (cioè prima l’inizio delle vaccinazioni dell’obbligo) ed una seconda osservazione epidemiologica di confronto -parallelamente alle vaccinazioni pediatriche- tra bambini con e senza pregressa inoculazione di monoclonale.
È corretto ricordare che il consenso informato al trattamento da parte dei genitori dovrà obbligatoriamente essere richiesto per iscritto prima dell’ospedalizzazione per l’espletamento del parto. Non avrebbe valore, infatti, se frettolosamente firmato all’ultimo momento mentre la madre ha le doglie.
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