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OLTRE LO STORYTELLING: ESISTE UNA VERITÀ ASSOLUTA O SOLO VERSIONI DELLA STESSA STORIA?

  • Immagine del redattore: Ciro
    Ciro
  • 14 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

di Ciro D'Arpa

“Vita di Pi” è un romanzo e un film (2012).

Consiste in una storia vissuta che viene raccontata ad un romanziere perché la scriva.

Il romanziere la trova inverosimile. Allora il protagonista la racconta in altro modo, fuori di metafora, ove appare molto più cruda.

Il romanziere preferisce la prima versione, perché svela un significato più profondo.

Come dice la critica, il film è “la celebrazione dello Storytelling, strumento indispensabile per giungere ad una comprensione più profonda dell’esistenza umana”.

Ovviamente per capire bene bisogna aver visto il film.

 

E tante storie reali ci sono, che ogni giorno passano attraverso la nostra vita. Come le raccontiamo? Come ce le stiamo raccontando?

Ovviamente non esiste una versione univoca di ogni storia che viviamo.

Una volta avevo due pazienti, un uomo ed una donna, che mi consultavano separatamente per le loro sofferenze fisiche e psichiche provocate dal rapporto con i rispettivi partner. Due storie totalmente differenti. Ci misi un anno a capire che erano marito e moglie, e che le due storie differenti si riferivano alla stessa realtà vista da due punti di vista.

 

Queste le grandi storie che attraversano le nostre vite di oggi: l’epidemia Covid, l’origine del virus, i vaccini Covid, l’emergenza climatica, la guerra in Ucraina, la guerra in Palestina, in Libano, in Siria. Ognuna di queste storie ha protagonisti evidenti e meccanismi che stanno dietro. Ognuna viene raccontata in una sua forma sui media e in un’altra forma da altri luoghi di informazione.

Quale narrazione scegliamo di condividere?

 

L’ONU ha ufficialmente affidato al Word Economic Forum la realizzazione del programma di “sviluppo sostenibile” dell’Agenda 2030. Schwab, il presidente del WEF, ha scritto un libro durante la epidemia Covid che esprime il suo programma. Il libro si chiama “La Grande Narrazione”. Che voleva dire?

Anche Orwell parla di “narrazioni”, racconta storie. Che voleva dire?

 

Perché la “narrazione ufficiale” ha paura di essere sopraffatta dalle altre narrazioni, e viceversa?

Davvero ognuno deve scegliere la sua versione? Non abbiamo altro modo di conoscere la realtà?

Ricordate “Rashomon” di Kurosawa (1950)? 4 versioni differenti e incompatibili dello stesso evento.

 

Studiando scientificamente le modificazioni mentali nella popolazione dopo le vaccinazioni Covid, in Corea (2024) hanno fatto delle scoperte interessanti: fra i vaccinati c’è una maggiore incidenza di insonnia, ansia, depressione, disturbi stress-correlati e somatoformi; ma fra i non-vaccinati c’è maggiore incidenza di schizofrenia.

Non è facile trovare una spiegazione a questo fatto.

Si potrebbe facilmente dire che la vaccinazione determina reazioni avverse, ma perché fa anche diminuire l’incidenza di schizofrenia?

Il mio parere è che non si tratti solo degli effetti collaterali del vaccino ma degli effetti collaterali dell’insieme complessivo della situazione in cui c’è una fortissima pressione mass-mediatica e sociale a vaccinarsi. Pertanto, chi non si vaccina si dissocia e resta dissociato da tale situazione ambientale, e subisce in sé stesso la tendenza dissociativa della sua scelta. Chi si vaccina, al contrario, avrà pure eventuali effetti collaterali, ma consolida la sua coerenza mentale attraverso la coesione con il branco.

Riguardo l’obbligo vaccinale, infatti, c’è chi lo vive come fatto normale e chi come scelta.

I secondi sono più consapevoli, ma possono trovarsi davanti ad un conflitto.

Fra costoro che scelgono, chi decide di non vaccinarsi e, nel contempo, è mentalmente debole, rischia di dissociare patologicamente, e pertanto mette in atto meccanismi di rinforzo aderendo ad uno storytelling corrispondente.

Anche chi sceglie di vaccinarsi, in presenza di dati disconfermanti, rafforza la sua adesione allo storytelling ufficiale in cui si riconosce.

Difficile stare nella “verità della realtà”? Eppure entrambe le narrazioni hanno la pretesa di starci.

Entrambe le narrazioni hanno un innegabile aspetto di verità soggettiva.

Ma anche di verità oggettiva. Perché anche tutta la storia codificata che studiamo a scuola è così.

 

Noi NON percepiamo i processi complessi ma le semplici figure statiche della realtà.

Percepiamo fuori di noi Nazioni, leggi, ideologie, e dentro di noi malattie del corpo e rapporti con altre persone.

Ma sono solo processi complessi, che possono essere compresi solo attraverso le storie che li rappresentano.






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