“Chi si aspetta che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna ed i buffoni coi sonagli sarà sempre loro preda ed il loro zimbello” [Schopenhauer]
Venivamo da un tempo in cui alcune narrazioni false erano sostenute strenuamente da chi aveva l’interesse ed il potere di poterlo fare.
E così ci eravamo abituati a sentire un certo tipo di balle ripetitive, tipo: l’Omeopatia è una Medicine inutile, il glifosato negli alimenti è salutare, l’inquinamento elettromagnetico è una sciocchezza.
La narrazione perdurante di fantasie distopiche rientra nella grande categoria dello “storytelling”.
Ma occorre un chiarimento importante a riguardo.
Ha detto Baricco in una sua lezione: “Se dalla realtà fai scivolare via i fatti, resta solo lo storytelling”.
Il senso è che la realtà è strutturalmente composta di fatti + storytelling.
È sempre stato così, ma dal 2020 questa doppia composizione della realtà ha dato dimostrazione imbarazzante di come essa possa reggersi, pressoché totalmente, soltanto sullo storytelling.
La inattesa pandemia, i vaccini efficaci e sicuri, gli alti valori umani dell’UE, l’autorevolezza della WHO, l’innocenza del regime di Kiev, le colpe terroristiche dei palestinesi, la normalità dei trans-gender a scuola, il ruolo dei crediti carbonio umano nel problema ambientale.
Tutte notizie da prime pagine.
Una caratteristica di un buon storytelling è che regge a lungo a prescindere dai fatti di disconferma.
Un’altra caratteristica è che può essere mantenuto quasi indefinitamente sinché gli si fornisce la copertura finanziaria e politica corrispondente.
Perché serve.
Perché fa girare soldi e carriere.
Perché, se è imposto dal potere, dà comunque vantaggi a chi vi si adegua o almeno non lo mette in discussione.
In questo ultimo caso, più che a “narrazioni”, siamo di fronte a vere “istruzioni” per la gente, su cosa e su come pensare.
È incredibile che un tale numero di narrazioni prive di fatti corrispondenti vengano attualmente proposte a ritmo incalzante ed occupino quasi tutta la scena dei notiziari, a parte le notizie sportive e le previsioni del tempo.
Come anche gli spazi dell’intrattenimento, dei talkshow e degli approfondimenti.
Sembra un gioco.
A giocarlo sono i media mainstream, quelli che un tempo erano considerati come “stampa libera”, il che è naturalmente una realtà fondata soprattutto sulla fantasia.
La realtà umana poggia su qualcosa più fondamentale di meri fatti contingenti, si basa su un codice etologico che abbiamo in comune con molte specie animali: ogni individuo avverte benissimo che cosa vuole il branco e cosa lui è tenuto a fare per non essere sopraffatto.
È solo il vizio residuo -e tutto umano- di voler capire davvero come stanno le cose che complica la vita di branco della nostra specie.
Senza uno storytelling ci sono i fatti ma non c’è una realtà, anche questo intendeva dire Baricco.
Ora, noi abbiamo molti fatti in riferimento ad ognuno degli argomenti che ho enumerato, ma questo non sarà sufficiente affinché la gente riesca davvero a percepire la realtà di questi fatti ed il significato che essi hanno al presente.
Abbiamo disperato bisogno di uno storytelling adeguato che leghi tra loro questi fatti e che ci faccia pertanto percepire la realtà.
Il più classico degli storytelling adoperati è quello che viene chiamato “complottismo”, ed è esecrato a qualsiasi livello sociale, pur risultando del tutto esatto nelle sue formulazioni migliori.
Riuscire a immaginare anche altri generi di storytelling che colpiscano con più gentilezzale nostre consolidate certezze, che siano leggeri, fantasiosi, e possano perciò passare indenni alle critichedei benpensanti?
Sognare un mondo in cui buffoni e pagliacci si muovevano per nutrire platee di fruitori di notizieche, da tale nutrimento, generavano i pensieri corrispondenti?Potrebbe essere divertente.
Un sogno che interessa tutti.Un sogno di questo genere i nativi americani l’avrebbero rappresentato pubblicamente con tutta la tribù. In modo che ognuno, individualmente, potesse poi continuare a immaginarlo nei modi a lui più congeniali,ed attraverso questa sua immaginazione cominciare a percepire diversamente la realtà.
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